Una volta, durante una discussione irriverente con un’amica su quali fossero i libri da regalare a conoscenti insopportabili, lei mi rispose: “Tutti i Premi Strega!”.
Il suo era un commento provocatorio e tranchant che, però, conteneva un giudizio sulle assegnazioni di questo celebre tributo. Ora è proprio dell’ultimo premiato che vado a parlare. Due vite di Emanuele Trevi si è aggiudicato, infatti, il celebre riconoscimento letterario nel 2021.
Ero curiosa di leggerlo, perché devo confessare che le altre candidature mi hanno piacevolmente sorpreso, con una nota di merito per Borgo Sud di Donatella Di Pietrantonio.
Il romanzo è in parte autobiografico, ma è soprattutto il tributo a due esistenze e all’intimo rapporto di amicizia con lo scrittore romano. L’io narrante ricorda, quasi come se fosse un diario, due compagni che hanno accompagnato una lunga parte del suo viaggio: Rocco Carbone e Pia Pera, entrambi scomparsi prematuramente. E la memoria cosa è se non un modo per tenerli in vita? “Ne deduco che la scrittura è un mezzo singolarmente buono per evocare i morti, e consiglio a chiunque abbia nostalgia di qualcuno di fare lo stesso: non pensarlo ma scriverne, accorgendosi ben presto che il morto è attirato dalla scrittura, trova sempre un suo modo inaspettato per affiorare nelle parole che scriviamo di lui, e s manifesta di propria volontà, non siamo noi che pensiamo a lui, è proprio lui una buona volta (Pag. 84).
Il ritratto che ne emerge è intriso di malinconia e di toccante poesia. Pagine che portano alla luce legami spezzati, con un carico pesante di sensi di colpa, ma così tenacemente radicati da superare la distanza e permanere, anche dopo la morte.
Rocco e Pia, due anime diverse ma unite dal profondo amore per la letteratura. Lui, rincorso dalle Furie, demoni interiori che sembra tacitare attraverso la scrittura, in un viaggio tormentato ma catartico. Spirito indomito, dallo sfrenato impulso di prendere a morsi la vita. Lei, la “signorina inglese”, una moderna Mary Poppins dalla mille sfaccettature, con una passione per la sua campagna, creatura viva e palpitante. Curiosa e genuinamente generosa verso il prossimo.
Sullo sfondo delle loro vicissitudini una Roma incantevole, con scatti che lasciano una impressione di eterna bellezza. La cupola del Pantheon e il campanile di Sant’Ivo alla Sapienza si fronteggiavano come due astronavi di pianeti nemici pronte a sferrare l’estremo attacco. In quella zona del centro, dominata dall’immensa mole del Collegio Romano, anche durante le sere d’estate, quando le folle di perditempo, invadono le strade, regna un silenzio antico, e le ombre, quasi fossero cariche dell’altrove (Pag. 15).
Opera coinvolgente, di delicata sensibilità, con una prosa colta ma non elitaria. Interessanti le riflessioni –piuttosto pragmatiche – sui sentimenti e le loro sciarade. Due vite è anche un libro sui libri, con uno sguardo al loro sorgere e allo svelamento delle trasformazioni dell’autore. Un neo: a tratti cede il passo ad eccessivi tecnicismi letterari, che interrompono e per certi versi spengono il flusso emotivo del lettore.
Frase cuore del libro
“Perché noi viviamo due vite, entrambe destinate a finire: la prima è la vita fisica, fatta di sangue e respiro, la seconda è quella che si svolge nella mente di chi ci ha voluto bene. E quando anche l’ultima persona l’ultima perdona che ci ha conosciuto da vicino muore, ebbene, allora davvero noi ci dissolviamo, evaporiamo, e inizia la grande e interminabile festa del Nulla, dove gli aculei della mancanza non possono più pungete nessuno” (Pag. 83).
Note biografiche
Emanuele Trevi è nato a Roma il 7 gennaio 1964. Scrittore e critico letterario, ha debuttato nella narrativa nel 2003 con I cani del nulla. Collabora con Il Corriere della Sera e con Radio 3.
Autore prolifico – con numerosi saggi all’attivo – e vincitore di diversi premi letterari, tra le sue opere si ricordano Senza verso. Un’estate a Roma (2004), Il libro della gioia perpetua (2010), Qualcosa di scritto (2012), Il popolo di legno (2015), Sogni e favole (2019).
Nel 2012 ha sfiorato l’assegnazione del Premio Strega, arrivando secondo, a soli due punti di distacco da Alessandro Piperno con Inseparabili. Il fuoco amico dei ricordi. Ottiene il prezioso riconoscimento nel 2021 con Due Vite.
Molto interessante è la sua teoria della letteratura, ripresa da Elémire Zolla. L’opera scritta è una guida rivelatrice di un percorso graduale a tappe orientato all’accesso alle verità nascoste dell’esistenza e come strumento di autotrasformazione dell’autore e dei suoi lettori. La sua impronta è sensibile nel suo ultimo romanzo, espresso attraverso il percorso dell’amico Rocco Carbone.
Ha un rapporto viscerale con la sua città di origine di cui dice “Roma è stata sempre il posto che mi ha dato un metro, nel senso che io sono un centimetro dentro il metro. Invece le altre due cose, i geni tori e i figli, una l’ho persa e una non l’ho fatta. Roma, invece, c’è sempre”.
Una curiosità: è stato sposato con la scrittrice Chiara Gamberale dal 2009 al 2011.