Il giardino delle Rose

Mea culpa. Ho scoperto questo piccolo Eden nel cuore di Firenze dopo diversi anni – troppi! – dal mio trasferimento.
Devo tutto ad una collega, che è anche un’amica e una preziosa consigliera, Serena. È stata lei a suggerirmi un giorno di andare a visitarlo. Mi ha detto: “Vedrai che diventerà la tua oasi per leggere, circondata dai fiori che tanto ami”.
E così è stato.
Non si tratta di un semplice parco, ma di uno dei luoghi più ammalianti e suggestivi della città. La vista è mozzafiato e nel periodo tra maggio e settembre, il trionfo di rose vi lascerà senza fiato.
Una chicca: per chi ama l’arte, dal settembre 2011 il Giardino ospita dieci sculture in bronzo e due gessi dell’artista belga Jean-Michel Folon.

Fataghiò&Marpidò – Marsicovetere (PZ)

Libreria indipendente

Questa è la storia di una deliziosa libreria nata in un piccolo borgo della Basilicata. Un luogo fatato, per i più piccini ma anche per i grandi, perché i libri non hanno età né fissa dimora. 

È la casa di Marcella Stigliano, giovane ed intraprendente lucana che un giorno decide di fare le valigie e compiere un viaggio “inverso”, da Milano a Marsicovetere (PZ). Un ritorno alle origini non privo di difficoltà.

Sono andata a trovarla e tra una chiacchiera e un’altra, mi ha offerto la possibilità di entrare nel cuore di Fatagliò&Marpidò. Un piccolo universo a colori che ha preso vita anche grazie allo zampino di una persona speciale…

Marcella, mi spieghi come e quando ti è venuta questa idea, brillante di sicuro, ma anche notevolmente ardita? Una libreria indipendente nata in un contesto di crisi dell’editoria e per di più in un paese di poco più di 5000 abitanti! 

In quel periodo ero a Milano. Mi piaceva la città, ma facevo fatica a trovare la mia dimensione lavorativa. Sono laureata in Scienze dei Beni Culturali a Roma e quando ho deciso di trasferirmi al Nord, pensavo e speravo di trovare un’occupazione compatibile con il mio percorso di studi. Purtroppo non è stato così e mi sono trovata catapultata in un call center, nell’area risorse umane. Ero presa dallo sconforto, quando un giorno mia sorella Pina mi ha detto: “Perché non apri una libreria? Non c’è uno spazio così bello nella Val d’Agri. Proprio in queste settimane è stato promosso un corso dalle tue parti dedicato all’apertura di questa attività per bambini e ragazzi, un seminario di 5 giorni dove puoi imparare tante cose”. E così feci. Fu l’inizio di tutto.

Scelsi di tornare al Sud, spinta dall’amore per la mia bellissima terra e dal desiderio di dimostrare che si possono realizzare i propri sogni anche in contesti dove sembra che ci sia poco spazio per le iniziative coraggiose, soprattutto nell’ambito della cultura. Credo che vada cambiata la mentalità ed è per questo che mi rivolgo ai più piccoli. Sono loro il futuro e da loro bisogna partire.

Quali sono gli scogli che hai dovuto superare nel tempo?

All’inizio ho dovuto risolvere tante beghe burocratiche e la ricerca del finanziamento non è stata semplice. Per mia fortuna ho incontrato persone che hanno avuto fiducia nel mio progetto. Ho quindi potuto aprire un mutuo, che ancora oggi continuo a pagare. Sono rientrata ad agosto del 2014 e il primo aprile del 2015 ho inaugurato Fatagliò&Marpidò. Ci sono stati momenti in cui avrei voluto gettare la spugna ed anche la pandemia non mi ha aiutato. Per andare avanti bisogna reinventarsi, creare sempre qualcosa di nuovo. 

A proposito di reinventarsi, il format iniziale ha subito dei cambiamenti nel corso del tempo? Pensi di apportarne altri?

Alla selezione di libri ho aggiunto diversi giochi educativi. Anche in questo caso, sono andata un po’ controcorrente. Non ho puntato su quelli più popolari, che di sicuro mi avrebbero garantito entrate superiori. Ho privilegiato l’aspetto ludico-didattico, così come la mia attenzione è andata su prodotti ecosostenibili. La mia ricerca è continua e questo comporta, di conseguenza, un aggiornamento costante della lista fornitori, optando per lo più ai rapporti in esclusiva.

Sono tanti i progetti in cui sei stata coinvolta prima che il Covid ci stravolgesse la vita. Qual è quello a cui tieni di più?

Li amo tutti, ma uno che mi è rimasto nel cuore è “Il piccolo principe”, in collaborazione con le scuole elementari della Val d’Agri. Un laboratorio pensato per condividere tematiche sensibili e universali, come l’amicizia o il rispetto per la natura. Sceglievamo insieme dei brani tratti dal celebre testo e ne discutevamo attraverso percorsi creativi. Al termine, tutti hanno avuto modo di riportare, su un cartellone gigante, la citazione preferita. Uno splendido colpo d’occhio!

Con gli studenti delle medie sono stati toccati argomenti delicati, come l’accettazione del diverso e l’immigrazione. Il tutto, con un approccio pedagogico e ricreativo allo stesso tempo.

Non sono mancate proposte per gli adulti, come il Club della Lettura, che spero di riprendere il prima possibile, insieme a tutto quello che per forza maggiore abbiamo dovuto interrompere.

È chiaro che ami lavorare con i bambini. E dei “grandi” cosa pensi?

Loro sono molto più complicati. Pensa che quando passano da me, il più delle volte acquistano libri da regalare e non conoscono minimamente i gusti letterari dell’altro! Per cui lasciano a me il compito ingrato di individuare il testo giusto. Da una parte è una responsabilità, dall’altra è un modo per tenermi continuamente aggiornata. Devo studiare per capire le tendenze del pubblico e consigliare al meglio, sulla base di indicazioni spesso sommarie.

Quali sono i tuoi clienti? Sono soprattutto aficionados?

In realtà i clienti abituali non sono molti. Al contrario, sono tanti quelli che vengono, spariscono e poi tornano dopo tempo. C’è un discreto turnover. Vedo gente di diversi paesi della Valle ed ho incontrato anche persone provenienti dalla Svizzera e dalla Germania.

Un’ultima domanda. Da poco è nato il tuo primo figlio, Antonio. Cosa sogni per lui?

Mi auguro di trasmettergli la mia grande passione e ci sto lavorando… Gli leggo delle filastrocche e le sue manine sembrano già sfogliare le pagine con immensa curiosità!

Fataghiò&Marpidò

Libreria indipendente 

Via Provinciale, 48

Marsicovetere (PZ)

Tel. 339.7981699

www.fataghioemarpido.it

Colazione da Tiffany

Qualcuno potrebbe obiettare sulla scelta e dire che sono “vecchia”, perché Colazione da Tiffany è un libro del 1958 del celebre scrittore americano Truman Capote e la trasposizione cinematografica di Blake Edwards è di poco successiva (1961).

Beh, confesso di avere un’anima un po’ agée. Sono nostalgica e penso sempre di essere nata nell’epoca sbagliata. Di sicuro sarebbe stato molto più interessante vivere tra gli anni 50’ e 60’. Però, accidenti, questo titolo è un capolavoro!

Io lo adoro e l’ho scelto per una serie di motivi. 

Stiamo parlando di un film cult, con una protagonista straordinaria ed una colonna sonora, “Moon River”, che per me già sarebbe sufficiente ad inserire la pellicola tra i capolavori del cinema mondiale.

È una storia d’amore, priva di sdolcinatezze ed estremamente originale per quel periodo. Una liaison tra una giovane prostituta d’alto bordo ed uno scrittore squattrinato che suscitò scandalo in quegli anni. Basti pensare che l’agente di Marylin Monroe, Lee Strasberg, le suggerì di rifiutare la proposta perché recitare la parte di una escort le avrebbe rovinato la carriera.  Clamoroso errore! Direi meglio per gli spettatori, però.

Audrey Hepburn è perfetta nel ruolo di Holly Golightly, ne incarna a pieno le caratteristiche delineate da Truman Capote nella sua opera: una donna-bambina, sfrontata ma intimamente naÏve, sognatrice ma pragmatica e risoluta allo stesso tempo. Se non ha vinto l’Oscar nel 1962 è solo perché fu battuta dalla nostra Sofia Loren per la sua interpretazione magistrale ne “La Ciociara”.

“Io non voglio essere padrona di niente finché non saprò di averlo trovato, il posto dove io e le cose siamo legate tra noi. Non so ancora bene dove sia questo posto. Ma so com’è”. Così nel libro, per parlare del suo rapporto con Gatto, il micio senza nome raccolto per strada, indipendente e sornione, come lei.

Personaggio dalle mille sfumature, così intenso e drammatico da oscurare il resto del cast ed in particolare il suo partner in scena, George Peppard, che pur ha legato il suo nome al freddo ed impalpabile Paul Varjak. 

A chi mi chiede cosa preferisco tra romanzo e film, rispondo convintamente che ho amato Truman Capote, ma Audrey Hepburn di più. 

Lo stile del primo è elegante, essenziale e con punte di incredibile umorismo. Un cavallo di razza, capace di passare da un registro all’altro, di far commuovere e sorprendere il lettore. Colazione da Tiffany è un testo breve, ma così ricco e carico di amarezza ed anticonformismo, da meritare il successo planetario ottenuto. La resa cinematografica è notevole, ma ci sono diverse discrepanze rispetto alle scelte dello scrittore. Quest’ultimo avrebbe desiderato che la punta di diamante fosse Marilyn Monroe perché a suo avviso avrebbe rappresentato meglio l’immagine di una ragazza ingenua ma mentalmente e sessualmente libera. La produzione ha scelto, invece, un volto dal candore maggiore, con una allure iconica. Al contrario, Paul Varjak, aspirante romanziere, è stato reso da George Peppard in maniera più controversa e meno lineare. 

La relazione tra i protagonisti è ciò che verrebbe definita oggi un’amicizia affettuosa, un contorno alla storia della indomita ragazza di provincia giunta a New York per acciuffare i suoi sogni. Chiaro che nel film, per esigenze di botteghino, si è cercato di dare maggiore risalto a questo rapporto, rendendolo più vivo e carnale.

Il finale è bianco e nero. Bianco per Edwards, nero per Capote. E non poteva che essere così. Il primo ha assecondato gli spettatori, il secondo è rimasto coerente con se stesso e con la narrazione.

Ma la differenza è tutta in un nome: Audrey Hepburn

Colazione da Tiffany è Audrey Hepburn, è il suo sorriso smaliziato mentre abbassa gli occhiali da sole scuri, è il tubino nero con la collana di perle, è la sua maschera per dormire, è il suo fischio da ragazzaccia per richiamare il taxi, è il suo abbraccio a Gatto, è la sua malinconica voce che sussurra:

“Moon river, wider than a mile. 

I’m crossing you in style some day

Oh, dream maker, you herat breaker

Wherever you’re going. I’m going your way.

Two drifters, off to see the world

There’s a such a lot of world to see

We’re after the same rainbow’s end, waiting, round the bend

My Huckleberry Friend, Moon River, and me”

Frasi Cult

Dall’opera di Truman Capote

“Ma non puoi dare il tuo cuore a una creatura selvatica: più lo fai, più forti diventano. Fino a quando sono diventate tanto forti da scappare nei boschi. O da volare su un albero. Poi su un albero più alto. Poi in cielo. Ecco, come finirà, signor Bell. Se si permetterà di amare una creatura selvatica, finirà per guardare il cielo”.

Dal film “Colazione da Tiffany”

“Se io trovassi un posto a questo mondo che mi facesse sentire come da Tiffany, comprerei i mobili e darei al gatto un nome!”