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Noi due siamo uno
Matteo Spicuglia

Scrivere una recensione su questo libro è davvero difficile, così come lo è stato decidere di leggerlo.

Quando mi sono imbattuta nell’intervista del suo autore, il giornalista RAI Matteo Spicuglia, sono stata colta da mille dubbi, per la estrema delicatezza del tema trattato e per il profondo senso di inquietudine trasmesso dalle sue parole.

“Noi due siamo uno” è un diario, ma anche il racconto di un fatto di cronaca giudiziaria ed una attenta e sensibile analisi della regolamentazione italiana in merito al trattamento del disagio psichico.

È la storia di Andrea Soldi, affetto da schizofrenia, morto nel 2015 durante un TSO. Un uomo fragile, inerme, strappato dalla sua panchina preferita, in Piazza Umbria a Torino, senza alcuna possibilità di difendersi.

Al momento si è in attesa della pronuncia definitiva della Corte di Cassazione. Quella di Appello ha dichiarato colpevoli di omicidio colposo uno psichiatra e tre agenti della polizia municipale che hanno effettuato il TSO.

Ciò che mi ha toccato profondamente è la lucidità e la forza emotiva con cui Andrea ha affrontato la sua malattia. Era consapevole del suo “mostro” interiore. Lo combatteva. A volte ci riusciva, altre era costretto a soccombere.

Da adolescente amante della vita, super tifoso del Toro, si è trasformato, negli anni, in una creatura solitaria, sempre più cupa e distante dalla famiglia, per la quale nutrirà sempre un amore folle, reso ancora più straziante dalla incapacità di esprimerlo.

Le altalene emotive, il tortuoso labirinto di pensieri sono impressi su carta e rendono l’immagine di un’anima divisa tra il desiderio di normalità e la paura del crollo.

Le crude e toccanti pagine di questa testimonianza sono, sì, lo specchio della ricchezza interiore e della capacità introspettiva di Andrea, ma anche un potente j’accuse della inadeguatezza dei servizi medici e sociali di fronte alle patologie mentali.

Franco Basaglia è ancora lontano, se, nel 2021, la soluzione più diffusa è il trattamento farmacologico e l’assenza di un percorso di inserimento sociale per il malato, nonché di sostegno alle famiglie, di sovente lasciate sole ad affrontare questi terribili mali.

Da un estratto del diario di Andrea

“Oggi 31 gennaio, sto scrivendo per il tempo.  È così bello vedere il passare del tempo e il ricordo del militare che ormai è tutto finito, non si può ritornare indietro così prestiamoci a scrivere cose che mi vengono in mente senza mete e giudizio. Mi ricordo quando ero a Lombardore e mi prendevano in giro, ma confronto adesso, all’angoscia, è niente. Quando ero più piccolo, facevo i compiti più in là col tempo, verso le 2.30 di pomeriggio e poi scendevo a giocare; ora la mia angoscia mi fa star molto male e non riesco a farci niente. Basta, ci vuole coraggio a continuare a scrivere in questa situazione. Ho fatto una corsa sul balcone ed ora scrivo con impegno la mia ultima volta di oggi pomeriggio anche perché devo aspettare che arrivi le due per prendere la medicina. Qui sto e leggermente alla larga di varie pastiglie, farmaci e medicine…ma fra poco dovrò prenderne un po’: venti gocce di una nuova marca e basta. Il mio tempo trascorrerà, contando i giorni, i minuti, i secondi fin quando migliorerò. Infatti è solo questo che sto aspettando. 

Se potessi tornare indietro, rifarei tutto allo steso modo ma con solo un po’ di convinzione in più. A pensare agli amici che mi potevo fare. E che non ho potuto…per via del mio esaurimento nervoso” (Pag. 60)

Note sull’autore

Matteo Spicuglia è giornalista della sede Rai di Torino, dove si occupa di cronaca, volontariato, terzo settore. Giunto al professionismo nel 2007, vanta una lunga esperienza per la carta stampata e per il web.  Significative le collaborazioni con Il Resto del Carlino, La Nazione e il Giorno. Ha pubblicato “E possibile. Storia dell’arsenale” (Priuli e Verlucca, 2011), “La terra perduta. Nel cuore dei cristiani del Medio Oriente” (Effatà Editrice, 2015). I temi affrontati sono complessi: dalle migrazioni, all’ambiente e solidarietà. Ha ricevuto diversi riconoscimenti, tra cui il premio Emilio Rossi e il premio Natale Ucsi per il giornalismo sociale.

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